La risurrezione di Gesù è un fatto che non trova riscontro nella storia dell’uomo, non abbiamo esempi o analogie a cui riferirci.
Lo vediamo nei vangeli della Pasqua dove si sottolinea l’incomprensione di chi si incontra con i segni della risurrezione o addirittura con Gesù risorto e questo è sottolineato dalla frase “non avevano ancora compreso”.
Questo non comprendere della prima comunità cristiana, riguarda anche noi, le nostre parrocchie.
Maria di Magdala vedendo la tomba scoperchiata subito pensa ad un ulteriore oltraggio nei confronti di Gesù, mentre i capi ebrei pensano ad una messa in scena degli apostoli, secondo le rispettive logiche. E allo stesso modo anche noi oggi rischiamo di pensare ad un Dio a nostra immagine e somiglianza che ruota intorno ai nostri bisogni ai nostri riti, che è là per custodire e proteggere ciò che siamo e ciò che abbiamo …soprattutto in tempi di corona virus. Oppure da “studiati” e scienziati escludiamo che Dio possa esistere, che possa avere a che fare con la Chiesa o Gesù, insomma una messa in scena dei cristiani, proiezioni psichiche… Anche oggi ciascuno secondo la sua logica, è a suo agio nel suo mondo conosciuto a cui è abituato.
La risurrezione rompe gli schemi di questo cosmo chiuso, come il terremoto che squarcia il velo del tempio e rompe le rocce al calvario, sono segni dell’ingresso in questo nostro cosmo chiuso di un altro modo di esistere, dell’alterità del mondo di Dio, un ‘alterità che si apre a noi.
Mi è molto cara l’immagine delle tre Marie che davanti a Gesù risorto si mettono in ginocchio e gli afferrano i piedi, in segno di affetto e… con lo scopo di trattenerlo, perché hanno paura di perderlo ancora. Gesù gli dice di lasciarlo andare al Padre e di non temere, perché lui è sempre con loro, con la sua Chiesa. Alla fine loro hanno imparato con fatica a coniugare il loro amore per Gesù con questo suo modo nuovo di essere loro vicino, questo ha fatto la Chiesa in tutti i tempi e questo dobbiamo fare anche noi.
Spesso pensiamo alla risurrezione come ad un fatto fisico, ma questo è solo l’ultimo passo di un cammino che ha radici nel cuore e nella mente.
La Bibbia ci dice in una profezia che “l’amore è più forte della morte”, sta parlando dell’amore tra Cristo e il credente, questo è il segreto della risurrezione: l’amore tra lui e noi.
Ci può sembrare irraggiungibile, ma la preghiera personale e in famiglia, avvicinarsi al Vangelo, condividere il cammino della comunità e soprattutto la grazia dei sacramenti faranno in noi il miracolo della fede, un legame d’amore che andrà oltre la morte. Insieme è un po’ più facile, anche in tempi di pandemia.
Auguri di buona Pasqua don Massimo